Corsi gratuiti per disoccupati

Corsi gratuiti per disoccupati


Tante opportunità per le persone disoccupate che vogliono formarsi: scegli la tua strada!

Ci sono tante misure regionali e nazionali per la formazione gratuita di persone disoccupate e a volte rischiano addirittura di disorientare gli interessati.

La disoccupazione è una condizione complessa che col tempo indebolisce l’autostima e la capacità di reazione delle persone, per questo è importante impostare un percorso di riqualificazione il prima possibile, in modo da fornire nuovi strumenti per riprendere a lavorare magari in una posizione migliorativa.

Kleis Formazione ha programmato una serie di Corsi con frequenza gratuita per persone disoccupate, a partire già dalla fine del mese di giugno.

Vediamo in dettaglio gli strumenti di finanziamento e i corsi in programma.

Voucher Just in time

I voucher just in time sono una misura di finanziamento della Regione Toscana e vengono assegnati a persone disoccupate ma solo a fronte di domande di personale presentate da aziende al centro per l’impiego per certe specifiche figure professionali (leggi l’approfondimento).

Questa misura, che era stata interrotta a gennaio 2024, è stata riattivata da metà aprile 2024.

Grazie alla collaborazione con le aziende del territorio abbiamo programmato due percorsi formativi in partenza a fine giugno ai quali è possibile partecipare con questa misura:

Corso per Sviluppatore Software (Inizio a Lucca il 25 giugno)

Corso di Contabilità (inizio a Firenze il 26 giugno)

Corsi GOL

Il programma GOL (acronimo di Garanzia Occupabilità dei Lavoratori) è attivo su tutto il territorio nazionale con la competenza delle diverse regioni.

Il programma raccoglie un catalogo di percorsi sempre per persone disoccupate, che vengono attivati con un’utenza minima di 8 persone.

Kleis Formazione eroga due percorsi del programma GOL, entrambi rivolti al settore cartario:

Corso di Addetto Chimico Cartario

Corso per Tecnico della Produzione Cartaria

Assegno formazione GOL

Sempre all’interno del programma GOL la Regione Toscana ha inserito una nuova misura, che sarà attiva dal primo luglio 2024.

Questa misura prevede l’assegnazione delle risorse per partecipare a corsi di qualifica o di certificazione delle competenze, che saranno attivati col raggiungimento di almeno 6 partecipanti.

Tutto il catalogo di Kleis Formazione rientra nella tipologia dell’assegno GOL.

Come accedere ai Corsi

Tutte le misure di cui abbiamo parlato sono gestite attraverso i centri per l’impiego. I candidati dovranno formulare il Patto di servizio e poi individuare con gli operatori il corso di interesse.

Qui è possibile visionare tutte le misure attive nel progetto GOL in Toscana.

Vista l’offerta diversificata, se sei disoccupato e vuoi riqualificarti, ti consigliamo di contattare la nostra segreteria per un incontro di orientamento senza impegno.
Potremo valutare insieme il tuo percorso di studi, le esperienze lavorative, gli interessi personali e, in base a queste informazioni, individuare i percorsi più adatti per la tua riqualificazione professionale.

Contatta la segreteria:

Lucca: Via A. Catalani 46
Tel: 0583 058431; Mail: info@kleifromazione.it

Firenze: Via Giambolona 2r
Tel: 055 5351378; Mail: firenze@kleisformazione.it

Tanti vantaggi, nessuno svantaggio

Secondo quanto riportato da ANSA e da un’indagine di Confartigianato, i contratti di apprendistato professionalizzante, dopo una leggera flessione, sono tornati ad aumentare nel 2017 e nel 2018, anno in cui si sono registrati 283.030 nuovi contratti. Questo perché il contratto di apprendistato continua ad essere una formula molto vantaggiosa sia per il lavoratore che per l’azienda. Si tratta di un contratto a tempo indeterminato che, in una prima fase, prevede un percorso formativo obbligatorio da accompagnare all’attività lavorativa, e al termine del quale il lavoratore può ottenere una qualifica professionale.  Una volta ottenuta la qualifica il contratto rientra nell’ordinaria casistica del rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Al contempo questa formula è molto positiva per le aziende perché consente loro di formare le risorse di cui hanno bisogno, usufruendo per i primi anni (da 3 a 5) di una serie di sgravi contributivi. Nonostante questo molti consulenti del lavoro tendono a sconsigliare ai propri clienti l’impiego di questa tipologia contrattuale. Perché? Perché gli obblighi connessi agli sgravi fiscali sono stringenti, ed espongono l’azienda a multe molto salate nel caso di inadempimenti accertati. Quali sono le caratteristiche del contratto di apprendistato? La caratteristica essenziale del rapporto di apprendistato è l’obbligo, da parte del datore di lavoro, di provvedere all’insegnamento necessario al conseguimento di una determinata qualifica. La causa del contratto consiste, dunque, nello scambio dell’addestramento professionale con la prestazione di lavoro; per questo la contrattuale ricade nella categoria dei così detti contratti a causa mista. Per questo motivo, durante il periodo di formazione, il contratto è disciplinato da regole speciali, mentre al termine di tale periodo, se non viene disdettato dal datore di lavoro, il rapporto prosegue come un normale rapporto di lavoro a tempo indeterminato ed è soggetto alla disciplina ordinaria. Questi i principi generali del contratto:
  • divieto di retribuzione a cottimo;
  • il lavoratore può essere inquadrato fino a due livelli inferiori rispetto a quello previsto dalla qualifica oggetto della formazione, e di stabilire la retribuzione dell’apprendista in misura percentuale all’anzianità di servizio;
  • deve essere incaricato un tutor aziendale;
  • riconoscimento, sulla base dei risultati conseguiti nel percorso di formazione esterna e interna alla impresa, della qualificazione professionale;
  • possibilità di prolungare il periodo di apprendistato in caso di malattia, infortunio o altra causa di sospensione involontaria del lavoro, di durata superiore a trenta giorni.
Le tipologie di apprendistato Esistono quattro tipologie di apprendistato:
  1. per la qualifica e per il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore
  2. professionalizzante
  3. di alta formazione e ricerca
  4. per la riqualificazione dei lavoratori in mobilità espulsi dai processi produttivi (trasversale)
Quanti apprendisti si possono assumere? Le aziende con meno di 10 dipendenti possono avere tanti apprendisti quanti sono i lavoratori dipendenti mentre se si supera la soglia di 10 unità il rapporto sale a tre apprendisti ogni due operai. Quanto dura il contratto di apprendistato professionalizzante? Il contratto di apprendistato professionalizzante ha una durata di minimo 6 mesi e di massimo 3 anni, tranne per gli artigiani, per i quali la durata è di 5 anni che vengono ridotti:
  • di 6 mesi se l’apprendista è in possesso di un titolo di studio post-obbligo attinente alla qualifica da raggiungere;
  • di 12 mesi se l’apprendista è in possesso di una laurea attinente alla qualifica da raggiungere.
Come funziona la formazione obbligatoria? La regione Toscana provvede a un’offerta formativa pubblica che prevede 120 ore di formazione di base e trasversali.
L’obbligo formativo tuttavia prevede sia la formazione trasversale che quella tecnico-professionalizzante.
In particolare sono previste:
  • 120 ore: per chi ha solo la licenza di scuola secondaria di primo grado;
  • 80 ore: per chi ha solo un diploma di scuola secondaria di secondo grado;
  • 40 ore: per gli apprendisti laureati.
Per evitare che gli apprendisti si assentino dal posto di lavoro per 120 ore (e con orari stabiliti da un’agenzia esterna), e per completare la registrazione della formazione provvedendo anche a quella tecnico-professionalizzante, molte aziende preferiscono svolgere internamente tutta la formazione, con il supporto di agenzie qualificate. Kleis Formazione offre un servizio personalizzato per la formazione degli apprendisti in azienda, leggi qui tutte le caratteristiche.    

I disoccupati possono partecipare gratuitamente ai corsi grazie ai voucher individuali

AGGORNAMENTO, febbraio 2024: al momento le risorse sono esaurite in tutte le province, pertanto non è più possibile presentare domanda.
Con il Decreto 717 del 19/09/2023 la Regione Toscana ha approvato il finanziamento di nuovi voucher formativi individuali nell’ambito del Patto per il Lavoro.

Destinatari dei voucher

I voucher sono destinati a tutte le persone disoccupate che siano iscritte e abbiano stipulato il Patto di servizio/lavoro con un Centro per l’impiego. Anche i lavoratori in Cassa integrazione guadagni in deroga per eccezionali cause di crisi aziendale e riorganizzazione possono fare richiesta di voucher. La Regione Toscana ha attivato numerose proposte formative finanziate all’interno del progetto GOL. Il Centro per l’Impiego orienterà le persone interessate verso la proposta formativa più accessibile. Pertanto è necessario recarsi al Centro per l’Impiego del proprio territorio per stipulare il Patto di servizio/lavoro prima di procedere con la domanda.

QUALI CORSI SONO FINANZIABILI

Il percorso formativo dovrà essere scelto esclusivamente tra quelli del Catalogo degli enti formativi istituito dalla Regione Toscana. Tutti i corsi riconosciuti di Kleis Formazione rientrano nel Catalogo, pertanto tutti i corsi sono completamente finanziabili. Il corso di formazione scelto potrà partire dal giorno successivo alla presentazione della domanda e entro i 6 mesi successivi.

I principali corsi di Qualifica e di Certificazione delle competenze finanziabili

In ambito socio-sanitario:

In ambito contabile e amministrativo:

In ambito turistico:

Altri settori specifici:

COME EFFETTUARE LA DOMANDA

È possibile procedere da subito con le domande che vengono presentate “a sportello”, quindi vengono approvate in base all’ordine di ricezione. La domanda viene presentata online, con una marca da bollo da 16€, accedendo con SPID o con carta sanitaria attiva (con codice PIN). La segreteria di Kleis Formazione è a disposizione per assistere le persone interessate nella procedura.
Contatta la segreteria e fissa un appuntamento: info@kleisformazione.it; tel: 0583058431

Formazione a distanza e formazione in aula: il mix giusto per favorire l’apprendimento.

Fino a tre anni fa la FAD in Italia era un mistero, poi è diventata una necessità. Ora è un’opportunità da abbinare al ritorno alla formazione in aula.

La formazione nel periodo pandemico

Gli anni della pandemia sono stati anni di rapida evoluzione in molti settori. Forse non saremo “usciti migliori” come certi slogan auspicavano, ma di certo la necessità ha provocato un cambiamento dei costumi che in parte resterà. Il settore della formazione è uno di questi. Quando nel marzo 2020 tutto si è fermato, ci sono state alcune settimane di smarrimento, soprattutto perché nessuno sapeva quanto quella condizione di isolamento si sarebbe protratta. In poco tempo però sia gli enti di formazione che le istituzioni che normano il settore si sono rese conto che quelle nuove condizioni si sarebbero protratte a lungo, e hanno attivato nuovi protocolli. Per un anno e mezzo quindi, mentre molti ambiti hanno incontrato una profonda crisi, la formazione ha trovato nuove opportunità. L’utenza si è attrezzata di nuovi strumenti e in poco tempo anche le persone meno abituate all’uso della tecnologia, hanno imparato come partecipare a una videoconferenza o a un webinar. Questa alfabetizzazione accelerata ha forse rimediato a un ritardo che l’Italia aveva rispetto ad altri paesi nell’uso di certi strumenti digitali. Sono cambiati i tempi e i modi di lavorare in molti contesti, compresa l’amministrazione pubblica. Questo, forse, è uno dei pochi aspetti nei quali la pandemia ci ha consentito di migliorare.
Quando si parla di FAD (formazione a distanza) si deve innanzi tutto distinguere quella che viene chiamata FAD sincrona (il collegamento in diretta con un docente che effettua una lezione in un’aula virtuale) dalla FAD asincrona (moduli “registrati”, con slide e video da attivare on demand).
Queste soluzioni si sono rivelate provvidenziali per affrontare un periodo di necessità, che molte persone hanno sfruttato per aggiornarsi e qualificarsi, ma non sono da sole le soluzioni ideali per la formazione professionale.

FAD e formazione professionale

La formazione professionale, che spesso richiede molte ore di frequenza, è soprattutto incontro con i docenti/professionisti. Una gran parte dell’apprendimento avviene attraverso il gruppo, nel confronto con gli altri discenti e nelle simulazioni. È vero che le piattaforme webinar consentono di svolgere molte attività anche in piccoli gruppi, come pure questionari ed esercitazioni, ma i tempi e i modi del confronto non sono mai altrettanto efficaci.

FAD e livello di attenzione

C’è poi la questione dell’attenzione. Molte tecniche formative richiedono che i partecipanti escano dai propri ambienti abituali. Spesso si ritengono più efficaci aule fuori dal contesto lavorativo, o addirittura attività all’esterno o in ambienti specifici. Questo perché un nuovo contesto è di per sé un elemento “attivante”, che favorisce il coinvolgimento della persona al di là del proprio ruolo abituale. La formazione sincrona online permette a chiunque di collegarsi dal proprio ufficio, dalla propria casa o addirittura dalla propria auto, e frequentare una lezione con persone che nello stesso momento sono magari a chilometri di distanza. Sappiamo tutti ormai quanto questo sia comodo. Sappiamo anche, tuttavia, quando questa comodità favorisca la distrazione, o comunque una partecipazione disattenta e meno incisiva. Mentre nell’aula fisica la partecipazione degli altri è uno stimolo continuo per la curiosità, nel collegamento a distanza si assiste spesso a un effetto opposto, e non è raro che al docente manchi qualsiasi tipo di feedback sui contenuti trasferiti. Certo, per migliorare l’efficacia della formazione a distanza i docenti adottano tecniche diverse, richiamando spesso l’intervento dei partecipanti con domande dirette e intervallando l’esposizione frontale a strumenti come infografiche e video, ma la maggiore passività dell’uditorio e un più alto livello di distrazione sono evidenti.

Il ritorno alla formazione in aula

Con la fine delle restrizioni del periodo pandemico, un accordo interregionale ha stabilito di impedire l’ulteriore svolgimento di corsi riconosciuti completamente online. Da settembre 2022 quindi i corsi sono tornati a svolgersi per lo più in aula. Questo comporta una maggiore difficoltà logistica per i partecipanti, ma riteniamo che a questa corrisponda anche una migliore qualità dei percorsi formativi. La formazione a distanza resta una grande opportunità che può essere accompagnata in varia percentuale alla formazione in aula. Il mix di modalità formative è certamente la soluzione migliore da dosare anche in base ai contenuti (più teorici o più pratici) e alle fasi del percorso (introduttiva, lezione frontale, esercitazioni di gruppo, simulazioni, verifiche etc…).   Leggi anche: Le soluzioni di Kleis Formazione per il ritorno in aula. Di Matteo Pieri, Amministratore e Coordinatore didattico di Kleis Formazione  

Come ottenere una qualifica e come aprire l’attività

Per svolgere una professione è spesso necessario ottenere una qualifica che ha valenza nazionale, ma non è sempre chiaro come si possa ottenere. Per questo parliamo di giungla burocratica della formazione. Serve una qualifica ad esempio per fare il tatuatore, oppure la guida turistica, oppure l’operatore socio-assistenziale.

Come si ottiene la qualifica?

La risposta cambia se ci si trova a Roma, a Firenze o a Bari, perché anche se la qualifica ha valenza nazionale, in Italia la formazione professionale è competenza delle regioni.

Un caso tragico, quello delle guide turistiche

Quello delle guide turistiche è il paradosso per eccellenza. Il turismo dovrebbe essere un settore trainante, un’opportunità per i giovani cha abbiano studiato le lingue e la storia dell’arte italiana, eppure dal 2018, per motivi squisitamente burocratici, in Italia non è possibile diventare guida turistica (per approfondimento: Nuova legge sulle guide turistiche: dalla padella alla brace? ). Il contrasto tra le regioni non è estraneo a questa situazione. Il sistema di esami e corsi di qualifica (che altrimenti avrebbe potuto rimanere attivo in attesa dell’aggiornamento normativo) è stato bloccato proprio perché alcune associazioni di categoria hanno esercitato pressioni prima sulle regioni già meno organizzate, e poi queste regioni sulle altre, fino a bloccare qualsiasi attività.

frequentare corsi in altre regioni

Se quella delle aspiranti guide turistiche è la situazione più disperata, è possibile rilevare una lunga serie di contraddizioni, di differenze territoriali e disservizi in molte altre circostanze. Un passaggio fondamentale è l’ottenimento della qualifica professionale. Questa si può ottenere o con esami indetti periodicamente, oppure con corsi di qualifica, che pure hanno al loro termine un esame di qualifica. Ma esami e corsi non sono uguali in tutte le regioni, e addirittura ci sono regioni nelle quali non esistono percorsi formativi per determinate qualifiche. Per fortuna oggi esiste la possibilità di frequentare corsi in toto o in parte online, e questo facilita chi da una regione, si trovi nella necessità di frequentare il corso di un’altra regione. Ma anche in questo caso i problemi non sono finiti.

Stessa qualifica, corsi diversi

In Regione Toscana l’offerta formativa è vasta, e tutti i corsi di qualifica prevedono un minimo di 300 ore complessive di formazione (e arrivano a 900 ore per certe figure), una parte abbondante delle quali dedicata al tirocinio (per approfondire: Orientarsi nella formazione professionale). Svolgere il tirocinio in una regione diversa da quella dell’agenzia formativa però è molto complicato e richiede permessi speciali in base a accordi interregionali. Inoltre, come già ricordato, i corsi proposti sono diversi da regione a regione. L’obiettivo di un corso di qualifica è certamente quello di ottenere l’abilitazione alla professione, ma un percorso formativo è soprattutto un modo per imparare un mestiere, e il contatto con i professionisti e con le realtà lavorative di un territorio è certamente un passaggio fondamentale. È difficile quindi capire come percorsi privi di tirocinio possano essere ritenuti qualificanti allo stesso modo di corsi con 100 o 200 ore di stage.

Il martirio del patentino 

Una volta ottenuta la Qualifica  – che, ribadiamo, avrà valenza nazionale, quale che sia la regione nella quale si è conseguita – non è finita. Molte professioni richiedono infatti l’apertura di una SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), per lavorare come liberi professionisti. Questo passaggio che oggi dovrebbe essere semplificato e uniformato in tutta Italia, in realtà crea ulteriori diseguaglianze tra una regione e l’altra. Per aprire una SCIA (per ottenere ad esempio il patentino come guide ambientali, come accompagnatori turistici o altro ) infatti è necessario indicare il CODICE ATECO (Classificazione delle Attività Economiche dell’Istat) dell’attività che si va a svolgere.
Ebbene, in certe regioni i codici di alcune qualifiche non sono contemplati, quindi in quelle regioni è impossibile avviare quella specifica attività.
È il caso degli accompagnatori turistici, ma anche delle guide ambientali. Sono spesso le istituzioni stesse a indicare agli utenti di rivolgersi ad altre regioni per avviare un’attività che poi può essere svolta in tutta Italia.

Il caso limite del tatuatore

Sempre nella Regione Toscana il corso di qualifica per tatuatore è un percorso formativo di 600 ore, che comprende molte materie: anatomia, dermatologia, primo soccorso, disegno, tecniche di tatuaggio, di bendaggio, normativa etc… (leggi di più: Corso per Tatuatore). In altre regioni, per ottenere una qualifica analoga, sono richiesti corsi di appena 90-120 ore. Nemmeno un quinto delle ore di formazione. Addirittura i requisiti di ingresso tra regione e regione cambiano. Per questo poi al momento di avviare un’attività in Toscana, chi avesse seguito un corso in una diversa regione, si troverebbe a dover comunque integrare il percorso con quello di 600 ore.
Per la complessità di queste tematiche, per i percorsi formativi del nostro catalogo, Kleis Formzione è sempre disponibile a fornire orientamento non solo in merito ai corsi stessi, ma anche al modo più efficace per avviare la professione.

Formazione libera, riconosciuta, finanziata e obbligatoria: vediamo le caratteristiche

Spesso è difficile orientarsi nella formazione professionale per adulti. Adesso le opportunità si sono allargate ulteriormente con il prolificare dei corsi online. Cerchiamo di fare chiarezza su alcuni aspetti tecnici, che fanno però la differenza sulla qualità della formazione stessa.

Corsi ad hoc e corsi a catalogo

Si può innanzi tutto distinguere tra la formazione progettata appositamente per rispondere ai bisogni di singole persone o organizzazioni (ad hoc) e quella a catalogo. Dal momento che la prima può assumere una varietà infinita di caratteristiche, ci soffermiamo invece sulla formazione a catalogo. Si intende per formazione a catalogo un insieme di corsi progettati ed erogati da un ente, al quale la singola persona può iscriversi e partecipare. I corsi di formazione a catalogo si caratterizzano per diversi aspetti: requisiti di ammissione, contenuti, metodologia didattica, strumenti impiegati, competenze dei docenti, durata, frequenza, attestazione finale.

Formazione riconosciuta e non riconosciuta

Tutta la formazione può essere “buona”, dipende dall’obiettivo che ci si pone nel frequentare un corso. Se l’obiettivo è ad esempio quello di imparare un contenuto specifico per interesse personale, sarà importante accertarsi dei contenuti e della qualità della docenza, mentre poco importa quale sarà l’attestazione finale. Al contrario, se la formazione è finalizzata all’accesso a una specifica professione, o all’aggiornamento necessario per la stessa (la cosiddetta formazione professionale), è importante verificare che il corso scelto permetta anche il conseguimento di quel titolo.

Gli organi di accreditamento

Gli enti che “accreditano” o “certificano” un corso sono molti, e si occupano di settori professionali diversi. Ci sono ad esempio le associazioni di categoria che possono conferire crediti formativi ai corsi delle materie attinenti al settore specifico (es. Ordine degli Avvocati, Ordine dei Geometri etc…). Ci sono corsi accreditati a livello ministeriale, e riguardano soprattutto il settore dell’insegnamento e della scuola. La formazione professionale invece, quella che regola l’accesso a molte professioni, è competenza delle Regioni. Sono le Regioni quindi che possono conferire l’accreditamento agli Organismi Formativi e poi ai singoli corsi.

Formazione riconosciuta e formazione finanziata

La “formazione finanziata” fa riferimento a tutti quegli interventi formativi finanziati con risorse pubbliche, attraverso voucher individuali o assegnazione di risorse agli organismi formativi vincitori di bandi pubblici. La “formazione riconosciuta” fa invece riferimento a tutti quegli interventi formativi finalizzati all’ottenimento di un titolo professionale riconosciuto a livello nazionale (qualifica o certificazione di competenze), ma NON finanziata con risorse pubbliche.

Agenzia accreditata e corsi accreditati

L’accreditamento di un organismo formativo NON implica automaticamente l’accreditamento dei corsi che quell’organismo eroga.
Sono tenuti all’accreditamento tutti gli Organismi formativi pubblici o privati che intendano organizzare ed erogare attività di formazione, finanziate con risorse pubbliche, e/o riconosciute.
Per ottenere l’accreditamento gli Organismi devono rispettare una serie di parametri stringenti: competenze interne in ambito progettuale, finanziario, amministrativo e gestionale; una sede con caratteristiche specifiche; la certificazione del sistema per la qualità (ISO 9001:2015) etc… Per un dettaglio di queste caratteristiche nella Regione Toscana si può fare riferimento al D.G.R. 17.12.2007 n. 968 e s.m.i.
Le agenzie formative accreditate, e SOLO quelle accreditate, possono ottenere il riconoscimento di percorsi formativi o accedere alle risorse dedicate alla formazione finanziata.
La competenza regionale sulla materia genera alcune contradizioni e differenze per le quali rimandiamo a questo articolo.

I repertori regionali

In Toscana (ma analogamente in altre regioni) esistono due repertori di riferimento per la progettazione dei percorsi formativi finalizzati al rilascio della qualifica o di una certificazione di competenze. Il Repertorio regionale delle figure professionali (RRFP) raccoglie 363 figure selezionate, ognuna delle quali prevede una qualifica specifica per accedere a una professione. Il Repertorio regionale della formazione regolamentata, che a sua volta comprende i profili professionali, e gli standard per la formazione obbligatoria, ovvero quei percorsi formativi che non portano al conseguimento di una qualifica, ma sono necessari per accedere a uno specifico esame di abilitazione.

Qualifiche e ADA

Le qualifiche professionali descritte nei Repertori sono composte da AdA (Aree di Attività) che, a loro volta, descrivono le competenze e le capacità necessarie per svolgere una specifica attività professionale. I corsi di formazione riconosciuta possono quindi portare al conseguimento di una qualifica professionale, oppure alla certificazione di competenze relativa a una o più AdA, anche di figure professionali diverse. Questo consente alle Agenzie formative accreditate di progettare percorsi formativi in settori diversi e di durate diverse, per poter rispondere alle esigenze di una vasta tipologia di utenza (ulteriori specifiche sull’offerta di Kleis Formazione). Si deve pertanto richiamare la massima attenzione alla dicitura delle attestazioni al termine dei corsi. Capita purtroppo non di rado che certi enti di formazione promuovano corsi anche costosi che al termine non rilasciano Qualifiche, ma attestati che vengono variamente chiamati, ma che non consentono poi lo svolgimento della professione. Qui per un esempio.

Caratteristiche e vantaggi di un corso riconosciuto

I corsi riconosciuti hanno una serie di “rigidità” imposte dall’ente accreditante (le Regioni): obbligo di frequenza, esame finale, prove intermedie etc… Queste rigidità costituiscono però anche una garanzia di qualità dei percorsi formativi stessi. Oltre al conseguimento finale di un titolo riconosciuto a livello nazionale, i corsi riconosciuti contemplano sempre un periodo di tirocinio, come modalità formativa necessaria per accedere all’esame finale. Questo periodo di tirocinio curriculare, che può essere svolto ad ogni età, è un momento di apprendimento sul campo, ma è anche spesso un’occasione per affacciarsi o ri-affacciarsi al mondo del lavoro, per prendere contatto con realtà professionali interessanti e aggiornare il curriculum con un’esperienza specializzante.
SOLO con un corso di formazione riconosciuta si ha la possibilità di svolgere un tirocinio curriculare fuori dal percorso scolastico.

L’ultima rilevazione indica che più dell’80% di chi ha frequentato un corso oggi lavora.

Fin dalle prime edizioni i corsi di Kleis Formazione hanno prodotto un’ottima ricaduta occupazionale. Viste le difficoltà del periodo pandemico però non ci aspettavamo che questi dati potessero addirittura migliorare. È quanto emerge dalla rilevazione annuale ripetuta a luglio 2021. Al sondaggio ha risposto il 24% del totale del campione, ovvero di chi nel 2020 aveva concluso un percorso formativo tra i seguenti: Segreteria Amministrativa, Contabilità e Bilancio, Accompagnatore Turistico, Receptionist, Agente Immobiliare e Addetto all’Assistenza di Base.   Un breve riassunto in video

I risultati del sondaggio

Come illustrato nel seguente grafico, all’inizio dei corsi le persone occupate (a tempo parziale o pieno) erano il 46,2%, e altrettanti erano i disoccupati. Occupati prima del corso Di questi, più dell’80% hanno cercato attivamente un nuovo impiego nei sei mesi successivi al termine del corso. Questo significa che anche molte delle persone che lavoravano, avevano intenzione di cambiare settore, magari proprio grazie alle nuove competenze acquisite. Emerge quindi che il 19% ha partecipato al corso per consolidare la propria posizione lavorativa con un aggiornamento di competenze.   Chi ha cercato lavoro
Oggi le persone occupate (a tempo parziale o pieno) solo l’80,7%. Gli occupati totali sono quindi quasi raddoppiati a seguito del percorso formativo svolto. Di questi il 69,2% lavora a tempo pieno e solo l’11,2% (per scelta o per necessità) lavora a tempo parziale. 
Chi lavora oggi Altra considerazione importante riguarda il merito del lavoro trovato, perché molte potrebbero essere attività “parallele”. A questo proposito il 60% risponde che il lavoro che svolge è completamente in linea con quanto studiato nel corso, e il 16% risponde che è in parte correlato. Pertinenza dei contenuti

I settore con più ricaduta occupazionale

Queste percentuali non sono analoghe tra i partecipanti ai diversi corsi. Come c’era da aspettarsi per gli Accompagnatori Turistici le opportunità nel 2020 sono state ben poche, e tuttavia qualcuno è riuscito ad avviare una prima collaborazione. Sempre nel settore turistico si rilevano però le assunzioni a tempo pieno di molti frequentanti del corso per Receptionist, in linea con quanto avviene per tutti i corsi orientati a ruoli amministrativi (Segreteria Amministrativa e Contabilità e Bilancio).
Il corso di Contabilità si conferma essere uno dei percorsi con la più alta ricaduta occupazionale.
Spesso nella fase di orientamento le persone temono di non potersi occupare di contabilità, se non hanno avuto un percorso scolastico apposito. La nostra esperienza, e quella dei nostri corsisti, dice il contrario. Con un’ottima preparazione e con tanto impegno questo settore offre molte opportunità, specialmente alle donne. Per finire, il corso di Addetto all’assistenza di base vede il 100% di persone occupate, tra quelle che hanno risposto al sondaggio. Anche in questo caso la crisi pandemica ha provocato una crescita immediata della richiesta di queste figure, che già trovavano una buona percentuale di inserimento.

“Tanto lavorano solo gli OSS”?

Spesso le persone sono indecise tra l’intraprendere il corso per ADB (Addetto all’Assistenza di Base) o tentare direttamente il corso OSS con l’esame presso la ASL.
Questi numeri sono l’indicazione più evidente su come sia meglio procedere. Con la qualifica di ADB, specialmente in questa fase, è possibile lavorare subito, per poi eventualmente prendere anche la qualifica di OSS con il corso di integrazione.

Numeri che danno forza

Nei nostri percorsi di orientamento non parliamo mai di percentuali di assunzione, perché riteniamo che la formazione sia fatta più di storie individuali che di grandi numeri. Nella buona riuscita di un corso ci sono infatti tanti ingredienti che dipendono dal frequentante stesso, dal suo impegno, dalla passione e dalla determinazione. Vista la situazione complessiva però questi numeri ci rendono particolarmente orgogliosi, perché dimostrano che, anche nei periodi più difficili, lavorando con impegno e investendo nelle proprie qualità si possono ottenere risultati importanti.

Il settore amministrativo non rallenta, ma si evolve

La crisi economica non colpisce in modo indiscriminato ogni settore. L’attività degli studi commerciali e più in generale l’attività amministrativo-contabile non subisce rallentamenti, è uno dei settori (insieme al settore socio-sanitario, quello alimentare e a tutti i servizi digitali) che continua ad offrire maggiori opportunità lavorative. Cambia però l’approccio al lavoro, vediamo come.

Impariamo a lavorare “smart”

Il nuovo Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, in un’intervista rilasciata a RCS Academy, ha parlato di “trampolino del dolore”, in riferimento alla possibilità di mettere a frutto le poche cose positive che questa situazione di distanziamento ha fatto emergere. Una su tutte è il ricorso massiccio allo smart working. Secondo un’analisi di Bankitalia nel 2020 il ricorso al “lavoro agile” è più che decuplicato, anche e soprattutto nella PA, storicamente lenta in ogni processo di digitalizzazione.
I lavoratori “smart” ottengono risultati analoghi se non migliori di quelli in ufficio, la qualità della vita migliora, la sostenibilità ambientale migliora e l’inclusione altrettanto.
Certo, il lavoro agile porta con sé nuovi pericoli, su tutti l’iperconnessione (il rischio di essere connessi e in qualche modo “dosponibili” in qualsiasi orario) e l’isolamento sociale, ma sono pericoli rispetto ai quali potremo adottare nuove difese e migliori abitudini.

Telelavoro VS Smart Working

Lo chiamiamo “smart working” e non telelavoro. Non si tratta solo di una differenza lessicale, ma di un diverso approccio al lavoro. Riprendendo una riflessione di Francesca Maniscalco possiamo parlare di “cambiamento di paradigma”.
Il telelavoro consiste perlopiù nello spostamento della sede di lavoro. È una forma contrattuale, è regolamentato da una sua propria normativa e non prevede grandi cambiamenti nell’organizzazione generale dell’azienda.
Lo smart working, invece, è una modalità organizzativa del lavoro che permette di attivare nuove forme di flessibilità e autonomia sia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti per lo svolgimento ottimale della propria attività lavorativa; sia nel metodo con cui si intende raggiungere l’obiettivo organizzativo. È un vero e proprio salto di paradigma: dal modello organizzativo tradizionale si passa ai più moderni e meno diffusi modelli adhocratici (dal latino ad hoc: appropriato, adatto allo scopo). Autonomia, flessibilità, responsabilizzazione, valorizzazione dei talenti e fiducia diventano i principi chiave di questo nuovo approccio. Lavorare con modalità “Agile” significa, pertanto, pensare e agire per obiettivi, sapendo pianificare e programmare le proprie giornate in modo da garantire i risultati attesi anche in assenza di controllo.
Il grande “esperimento sociale” forzato dalla pandemia produce in molte organizzazioni un radicale cambiamento nella cultura organizzativa, ed è facile immaginare che questa evoluzione costituirà una sorta di “anticorpi” organizzativi per far fronte a qualsiasi tipo di futura crisi o minaccia organizzativa.

In sostanza lo smart working ci insegna a lavorare per obiettivi, che sia in ufficio o in casa.

Se questo tipo di transizione è difficile per chi ha consolidato certe abitudini professionali, ancora di più lo è per chi deve affacciarsi a un nuovo lavoro.

CONTABILITà E SMART WORKING

La crisi per il momento non rallenta le attività amministrative e contabili, che anzi vedono moltiplicare le pratiche a le urgenze. Ma chi si approccia oggi a questo tipo di mansioni dovrà mostrare, oltre alle competenze specifiche del settore, una più generale attitudine al lavoro “smart”: autonomia, gestione delle informazioni, competenze informatiche, capacità communicative etc…
Qualsiasi percorso formativo dovrà quindi fare i conti con queste competenze trasversali, che se prima costituivano elementi di vantaggio del lavoratore, è probabile che diventeranno condizioni indispensabili per lavorare.

Lezioni sincrone in webinar per colmare le distanze. Così riparte la formazione riconosciuta in Toscana

I nostri corsi sono in corso con lezioni in webinar per colmare le distanze. Non è stato semplice, perché si tratta per lo più di corsi riconosciuti dalla Regione Toscana, che non prevedono formazione a distanza in sincrono (webinar). Ma la Regione ha provveduto ad autorizzare delle modifiche “in corsa”, e i nostri docenti si sono attrezzati per adattare la didattica alle modalità possibili in questo periodo di isolamento. Ad oggi i decreti interrompono le attività fino al 13 aprile, ma tutto ci dice che un ulteriore rinvio sarà inevitabile.
Non è facile pensare al futuro in questo momento, né tanto meno investire. Eppure sarà necessario farlo come e più di prima, adottando soluzioni nuove e rispondendo a bisogni nuovi.
Abbiamo programmato anche l’inizio dei corsi di aprile con una prima parte in FAD, con lezioni tramite WEBINAR, attraverso una piattaforma di facile utilizzo, alla quale si può accedere da pc, ma anche da smartphone o da tablet. Questa modalità ha alcune limitazioni. La formazione professionale è prima di tutto incontro con i professionisti, che in aula possono interagire con la presenza fisica, possono organizzare esercitazioni di gruppo e riscontrare l’attenzione in modo diretto.

Il webinar tuttavia presenta alcune caratteristiche vantaggiose:

  • si frequenta da casa, quindi con maggiore comodità (lo sappiamo che sotto siete in pigiama!)
  • i moduli vengono suddivisi in lezioni più brevi
  • l’interazione è comunque diretta sia con i docenti che tra gli alunni, e spesso più ordinata
  • lo schermo tiene alta l’attenzione
I corsi mantengono la stessa struttura, gli stessi contenuti e permetteranno di raggiungere gli stessi obiettivi e attestazioni, ma parte della didattica cambia.
Abbiamo ristretto ulteriormente il numero massimo dei partecipanti a 12, per assicurare le distanze di sicurezza necessarie nelle aule anche nel momento in cui potremo riprendere le lezioni in presenza.

Confermiamo quindi la programmazione dei seguenti corsi:

Ecco un brevissimo momento di una lezione su Skymeeting: