Si tenta anche di impedire l’estensione linguistica

AGGIORNAMENTO, dicembre 2024: La nuova legge è stata approvata in dicembre 2023, (leggi qui l’articolo dedicato.)
Sulla definizione della professione di guida turistica è uscito il nuovo DDL 833: qui l’aggiornamento del 23/09/2023
Nessuna nuova, cattiva nuova: l’accesso alla professione di guida turistica resta bloccato in tutta Italia. Con una modifica del Testo unico del sistema turistico regionale (legge n. 86  del 20/12/2016) approvata il 22 dicembre 2020, la Regione Toscana ha prolungato la sospensione dei corsi e degli esami per guida turistica senza alcuna scadenza. Contestualmente però la modifica introduce, per le guide turistiche già abilitate, la possibilità di certificare il livello di conoscenza di una lingua straniera, e quindi l’estensione linguistica del patentino. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di ricostruire i passaggi che hanno portato a questa complicata situazione di blocco.

2013: LE GUIDE TURISTICHE DIVENTANO NAZIONALI (LEGGE EUROPEA N.97)

Fino al 2013 in Italia le guide turistiche avevano una competenza territoriale e una linguistica. Le guide avevano un patentino che le abilitava a volgere la professione in una specifica provincia e in una lingua straniera. Chi voleva operare in più di una provincia doveva superare un esame di estensione territoriale. Chi voleva operare in più lingue doveva superare un esame di estensione linguistica. La legge 97 ha sancito invece, per le guide turistiche abilitate ad esercitare la professione in altri Stati membri, il “regime di libera prestazione di servizi sul territorio nazionale senza necessità di ulteriori autorizzazioni o abilitazioni“. Questo significa che non solo una guida turistica abilitata può operare su tutto il territorio nazionale, ma anche negli altri stati europei. Negli anni seguenti, nonostante il quadro normativo europeo fosse cambiato in modo evidente, in Italia tutto è proseguito come niente fosse. Molte associazioni di guide premevano perché la nuova legge europea cambiasse. Il timore era quello della concorrenza internazionale, rispetto alla quale le guide italiane vantano una migliore preparazione territoriale. È evidente che in questo rinnovato quadro normativo la guida turistica non è più interpretata come la depositaria di un sapere localistico.
La nuova guida turistica è una figura professionale in grado di interpretare e illustrare contesti diversi, lasciando all’iniziativa personale di ogni guida l’opportunità di approfondire un territorio piuttosto che un altro.

2015: il decreto sui “siti di particolare interesse”

Il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, che allora come oggi era retto dal Ministro Franceschini, aveva emesso nel 2015 un decreto che indicava un elenco di siti di interesse artistico su tutto il territorio italiano. In quei siti una guida avrebbe potuto operare solo con una specifica e ulteriore formazione. La definizione di quell’elenco fu oggetto di grandi discussioni, perché inizialmente si trattava di decine di migliaia di siti indicati dalle varie associazioni e istituzioni territoriali e alla fine si era arrivato a un elenco di 3187. Di fatto il decreto aggirava la nuova disposizione europea introducendo un nuovo vincolo territoriale all’operatività delle guide abilitate.

2017: la sentenza del TAR del Lazio

Le modalità di accesso a quei “siti di particolare interesse” tuttavia non sono mai state definite e attuate, perché nel febbraio del 2017 una sentenza del TAR del Lazio interviene per annullare il decreto ministeriale, indicando la violazione dei principi di uguaglianza e non discriminazione, di correttezza e buona amministrazione, di irretroattività della legge e di libera concorrenza.
A questa sentenza ne sono seguite altre in materia, dei tribunali amministrativi di diverse regioni, e tutte hanno ribadito il riferimento alla nuova legge europea e quindi alla figura di guida turistica nazionale e non territoriale.

2018: la guerra alle agenzie formative

Nella confusione generale c’è da ricordare che in Italia la formazione non è gestita a livello centrale, ma è demandata alle regioni. Questo significa che qualunque intervento legislativo centrale dovrebbe poi avere un conseguente adeguamento delle disposizioni regionali, con le differenze che si possono verificare da regione a regione. Avviene infatti che per ottenere una stessa qualifica professionale in alcune regioni si proceda con bandi di concorso e in altre con corsi di qualifica, o ancora con forme miste. Dal 2013 al 2018, in mancanza di un adeguamento della legge nazionale sulle guide turistiche, le diverse Regioni avevano continuato a formare e qualificare nuove guide con le stesse modalità, quelle legate alla preparazione territoriale. Queste nuove guide tuttavia, proprio come tutte le guide, sono oggi di fatto abilitate a lavorare in tutta Europa. Con questi presupposti nel 2018 è cominciata una protesta portata avanti da molte associazioni di guide che volevano impedire l’abilitazione di nuove guide. Si sono tenute manifestazioni e veri e propri picchetti di fronte alle agenzie in occasione delle sessioni d’esame. Si noti bene: le modalità di abilitazione contestate sono le stesse che hanno consentito alle stesse guide che hanno portato avanti la protesta di qualificarsi a loro volta.
Di fatto le istanze di queste associazioni vengono accolte, e ad una ad una tutte le Regioni interrompono i corsi e i concorsi per guida turistica.

2020: stallo totale

Nella Regione Toscana la sospensione dell’attività formativa per diventare guida turistica era stata disposta fino al 31 dicembre 2020, ma nel frattempo niente è intervenuto a livello nazionale. L’accesso alla professione di guida turistica resta bloccato da ben sette anni (2013-2020). La figura professionale della guida turistica nazionale non è stata definita, pertanto nessuna Regione può procedere a qualificare nuovi professionisti.
Ecco perché il 22 dicembre 2020 la Regione Toscana ha provveduto ad estendere la sospensione dell’accesso alla professione di guida turistica fino a data da destinarsi.
Con le stesse “Disposizioni transitorie per l’abilitazione alla professione di guida turistica” tuttavia è stata introdotta almeno la possibilità, per chi è già guida turistica, di procedere alla certificazione della conoscenza della lingua, e quindi all’estensione linguistica. Non contente del blocco totale ottenuto, alcune associazioni di guide turistiche si sono opposte anche a quest’ultimo piccolo provvedimento. È evidente l’intento di bloccare la possibilità di ottenere l’estensione linguistica anche in questo periodo, quando tanti professionisti potrebbero pensare di sfruttare la crisi come occasione per studiare e migliorarsi.

Il dibattito

La questione al centro del dibattito è la stessa da anni: con quali requisiti e in che modo ci si può qualificare guida turistica nazionale?
Alcuni vorrebbero che l’accesso fosse limitato a persone con laurea almeno triennale (ma la cosa sarebbe in contraddizione con la formazione di migliaia di guide “storiche”, che non hanno laurea), altri sperano in qualche nuovo escamotage per aggirare le disposizioni europee, altri ancora vogliono semplicemente procrastinare questo blocco il più a lungo possibile, in modo da limitare la concorrenza.
Il dibattito infatti è amico di chi ha una posizione di vantaggio competitivo, mentre è nemico dei giovani, delle nuove generazioni, ma anche di chiunque vorrebbe ripensarsi e intraprendere una nuova professione.
Tutte le parti politiche fanno un gran parlare di come la cultura, l’arte e il turismo siano tra le migliori risorse del nostro paese, eppure non si è stati in grado di intervenire in sette anni, e da più di due anni è del tutto impossibile diventare guida turistica. E così, nel migliore dei casi, le aspiranti guide finiscono per prendere la qualifica in altri paesi europei (con tutte le problematiche legate alla qualità dei percorsi formativi e alle difficoltà di spostamento del momento). Nei peggiori casi invece questo stallo va a incentivare l’abusivismo.
Dal momento che l’accesso alla professione di guida turistica resta bloccato tanti si orientano sulla qualifica di accompagnatore turistico. Si tratta di una professionalità ben diversa, ma è quanto di più utile per chi vuole cominciare a lavorare nel turismo.

Le prospettive

La soluzione è tutt’altro che vicina, dal momento che il tema non è nemmeno all’ordine del giorno dell’agenda politica nazionale. La soluzione tuttavia non potrà che passare dall’accettazione di questa nuova interpretazione della professione di guida turistica. Il blocco così protratto è una forma di protezionismo di una categoria che deve fare i conti con l’attualità e il futuro. Una professionalità infatti non si tutela limitando la crescita di altri professionisti, bensì alimentando la propria preparazione e l’aggiornamento. Quali che saranno le modalità di formazione e di selezione definite, la guida turistica nazionale dovrà dimostrare la propria conoscenza della storia, della storia dell’arte e della comunicazione linguistica per ottenere il patentino. Ma dovrà anche essere capace di contestualizzare sul territorio il proprio sapere, di mantenersi aggiornato sui contenuti ma anche sugli strumenti digitali che interverranno in modo sempre più potente anche in questo ambito. Quello della guida turistica infatti è un lavoro che più di ogni altro necessita di una vera formazione continua.
La nuova guida turistica nazionale dovrà interpretare il proprio ruolo senza temere la concorrenza dei colleghi nazionali o internazionali, e dovrà invece accettare la sfida di un mondo che cambia rapidamente.
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